2002

Acrilici su su tela – 50 x 70 cm. Schermi dentro altri schermi.

“L’imbuto bianco, Fiorile, Bologna, personale. Testo di Edoardo Di Mauro, ottobre 2002
Paolo Maggi è un autore ancora giovane ed in grado di inserirsi con autorevolezza tra i talenti emergenti della nuova pittura italiana, sulla scia della linea “mediale” della seconda metà degli anni ’80 e di quella più marcatamente simbolica e narrativa del decennio successivo. L’artista estrapola frammenti di quotidianità ed immagini di normale routine tratte da fotogrammi cinematografici e televisivi, dalla pubblicità, in generale dall’immenso repertorio iconografico della contemporaneità, anche in un’accezione di citazione “old fashioned”, dove l’apparente piattezza e banalità dei temi prescelti viene riscattata dall’emanazione tenue, da parte di questi ultimi, di un significato “altro”, assai più sottile ed inquietante rispetto all’apparente normalità dell’iconografia. Questo senso di divertito mistero è accresciuto dalla costante apparizione di personaggi appartenenti ad una variopinta fauna fantastica, umana, zoomorfa ed ibrida, un popolo di strani mutanti, militari, vecchiette, animali, che paiono approdati a noi da una dimensione parallela, da un mondo immaginato in una condizione di psichedelica eccitazione. Maggi appare quindi come un eversore dell’ordine costituito dei linguaggi della comunicazione, falsi e monotoni nella loro lucente artificiali, e ci induce ad indagare i significati riposti, posti a margine delle cose, in una zona d’ombra di solito poco frequentata. I lavori recenti, oggetto di questa mostra personale, segnano un ulteriore progresso nel cammino dell’artista, accrescono il tono di tenue sospensione metafisica, sempre attraversato da una punta di ironia, che è tipico suo, si dotano di ulteriore originalità e riconoscibilità…”

“L’imbuto bianco, Fiorile, Bologna, personale. Testo di Edoardo Di Mauro, ottobre 2002
Paolo Maggi è un autore ancora giovane ed in grado di inserirsi con autorevolezza tra i talenti emergenti della nuova pittura italiana, sulla scia della linea “mediale” della seconda metà degli anni ’80 e di quella più marcatamente simbolica e narrativa del decennio successivo. L’artista estrapola frammenti di quotidianità ed immagini di normale routine tratte da fotogrammi cinematografici e televisivi, dalla pubblicità, in generale dall’immenso repertorio iconografico della contemporaneità, anche in un’accezione di citazione “old fashioned”, dove l’apparente piattezza e banalità dei temi prescelti viene riscattata dall’emanazione tenue, da parte di questi ultimi, di un significato “altro”, assai più sottile ed inquietante rispetto all’apparente normalità dell’iconografia. Questo senso di divertito mistero è accresciuto dalla costante apparizione di personaggi appartenenti ad una variopinta fauna fantastica, umana, zoomorfa ed ibrida, un popolo di strani mutanti, militari, vecchiette, animali, che paiono approdati a noi da una dimensione parallela, da un mondo immaginato in una condizione di psichedelica eccitazione. Maggi appare quindi come un eversore dell’ordine costituito dei linguaggi della comunicazione, falsi e monotoni nella loro lucente artificiali, e ci induce ad indagare i significati riposti, posti a margine delle cose, in una zona d’ombra di solito poco frequentata. I lavori recenti, oggetto di questa mostra personale, segnano un ulteriore progresso nel cammino dell’artista, accrescono il tono di tenue sospensione metafisica, sempre attraversato da una punta di ironia, che è tipico suo, si dotano di ulteriore originalità e riconoscibilità…”

Due al bar

Immagine 6 di 8

Acrilici su carta